per quello amicissimo, sbadatamente diretto contro il proprio piede o la propria spalla, e per quello per nulla amico per cui a caderne vittima sono gli altri, i passanti casuali. Tra questi ultimi trovano posto persone impallinate perché scambiate per fagiani; altri così mimetizzati da suggerire la presenza di un cinghiale, presenza talmente desiderata da allucinarla nel pensiero; ci sono bambini colpiti mentre giocavano in cortile; braccianti impegnati nella raccolta di frutta, atterrati l’uno dopo l’altro come birilli.
giovedì 29 novembre 2018
UCCIDERE PER SPORT
per quello amicissimo, sbadatamente diretto contro il proprio piede o la propria spalla, e per quello per nulla amico per cui a caderne vittima sono gli altri, i passanti casuali. Tra questi ultimi trovano posto persone impallinate perché scambiate per fagiani; altri così mimetizzati da suggerire la presenza di un cinghiale, presenza talmente desiderata da allucinarla nel pensiero; ci sono bambini colpiti mentre giocavano in cortile; braccianti impegnati nella raccolta di frutta, atterrati l’uno dopo l’altro come birilli.
venerdì 12 ottobre 2018
#MeToo E LA DIFFAMAZIONE DEL MAIALE
Di certo, a trattamenti non di favore
ci è più che abituato: tra gli animali peggio citati, insultati, diffamati, il
posto d’onore va senza ombra di dubbio alla sua specie, a quei maiali, che continuiamo
a non conoscere nonostante li abbiamo
addomesticati , alias schiavizzati nel peggiore dei modi, da un bel po’ di
millenni, dal 6000 A.C. dicono gli studiosi; abbiamo da allora lasciato alla
loro “controfigura”, quella dei cinghiali, un destino di libertà che resta però
vigilata e controllata, soggetta al piacere dei cacciatori, che così, pur
lontano dalle lusinghe dell’Africa nera, possono fingere il brivido della
caccia grossa, da alternare a quella a minuscoli volatili, che, per eccitante
che sia, dopo milioni di individui impallinati e disintegrati, magari finisce
per annoiare un po’.
martedì 19 giugno 2018
MONDIALI 2018: CALCI AI PALLONI E PALLOTTOLE AI CANI
L’attuale massacro russo è la riproposizione di un
copione più volte visto anche in anni recentissimi: a Kiev, Ukraina, nel 2012,
in occasione degli europei di calcio; a Sochi, Russia, nel 2014 dove si
svolgevano le Olimpiadi invernali; in
Marocco, pochi mesi fa, in attesa dell’arrivo di una delegazione FIFA che valutasse la candidatura
del paese ad ospitare i Mondiali 2026.
Quello che si ripete con regolare precisione è che, in occasione di eventi calcistici di
particolare risonanza, in alcuni paesi migliaia di cani, che normalmente vivono
nelle strade in vario modo integrati nel tessuto urbano, o in alcuni casi senza
che nessuno si preoccupi di idonei
interventi di sterilizzazione, divengono improvvisamente elementi di disturbo, dissonanti
rispetto ad una presunta immagine di civiltà, presenze moleste e sgradevoli da eliminare. Sui modi per farlo c’è
grande tolleranza e scarsa pubblicità:
ci sono i bocconi avvelenati e le armi da fuoco, ma nel passato è giunta
notizia persino di cerbottane e picconate, inferte con perizia da squadroni
della morte, composti da volenterosi esecutori di ordini evidentemente non così
sgraditi, resi per altro più appetibili da un riconoscimento in denaro per ogni
“carcassa” presentata. Le autorità sembrano poco preoccupate da una possibile
propaganda negativa, forti del fatto che ogni volta anche la peggior grana è
sfumata in denunce via via sempre più
flebili delle organizzazioni animaliste internazionali, in questa ultima
occasione poco più che silenti, e in rimozione totale della carneficina al primo
fischio di inizio che fa della vasca dello stadio fonte di obnubilamento di
ogni malessere dell’animo, tanto efficace e popolare da fare impallidire al confronto una fumeria
dell’oppio della Cina ottocentesca.
lunedì 7 maggio 2018
SAGRE CON ANIMALI IN NOME DELLA TRADIZIONE E DELLA CULTURA CHE NON C’è
Il doveroso cordoglio per la vittima pare avere
esaurito l’interesse per l’accaduto, sulla cui dinamica, come da trito copione,
“indagherà la procura”: che cercherà di risalire alle eventuali responsabilità
relative alle misure di sicurezza, a quanto sembra non rispettate, visto che lo
spazio per il pubblico non era adeguatamente transennato.
venerdì 6 aprile 2018
SCIMMIETTE E SCIENZIATI: DALLA CINA SENZA AMORE
Tappa
importante di un percorso avviato da molti anni: era il 1999 quando ebbe luogo la
prima clonazione, in Oregon, di Tetra,
un’altra femmina di macaco, ottenuta però con una metodica diversa, vale a dire
con la scissione dell’embrione che imita l’origine naturale dei gemelli omozigoti.
La nuova tecnica, che gli scienziati indicano con la sigla SNCT (trasferimento
nucleare da cellule somatiche), è invece quella che aveva dato vita nel 1996
alla famosa pecora Dolly (per la cronaca, “abbattuta” a circa 7 anni di età a
causa di complicazioni di un’infezione e finita imbalsamata al National Museum
of Scotland) a cui ha fatto seguito la clonazione di altre 23 specie di
mammiferi: maiali, gatti, cani, ratti….; con l’Italia all’avanguardia grazie al toro Galileo, alla cavalla Prometea
e a un rinoceronte bianco.
Perché
tanto clamore allora? Perché oggi si è ottenuto quello che con i primati era
sempre fallito, e che permetterà, a detta degli scienziati, la creazione di un
“esercito di scimmie” a fronte dei
solo 4 cloni permessi dalle metodiche precedenti; ma soprattutto perché le
scimmie sono “così vicine all’uomo”,
come ha esclamato il cardinale Elio Sgreccia, paventando il possibile, diciamo
pure probabile, passaggio alla clonazione umana, sulla scorta di quello che un
altro cardinale, Angelo Bagnasco definisce “delirio
di onnipotenza” . Tra gli scienziati sono quelli di area cattolica ad
esprimere critiche, intravedendo ambizioni faustiane dietro gli scopi filantropici, mentre gli altri
esultano in nome della scienza o, se mai, come fa il ricercatore Cesare Galli,
lamentano polemicamente quelle che ritengono restrizioni (sic!) ingiustamente imposte
alla ricerca italiana. Grandi assenti
nel dibattito, che si snoda tra timori etici totalmente antropocentrati ed entusiasmi scientifici, sono loro, le
protagoniste perplesse e inconsapevoli su cui tutta la partita si gioca: una
partita tutt’altro che piacevole dal momento che sono destinate a fungere da
“modelli” per lo studio di malattie (Parkinson, Alzheimer, tumori, malattie del
sistema immunitario e metabolico…) che quindi dovranno essere fatte insorgere
sui loro corpicini. Insomma: animali da laboratorio da far crescere per un po’
in ambienti totalmente protetti, quanto più possibile sterilizzati affinchè,
non sia mai, non si ammalino di alcunchè, per poi procedere scientemente a
farle ammalare di patologie che presumibilmente in natura non potrebbero mai sviluppare.
L’auspicato esercito di loro omologhe permetterà magari anche un po’ di tranquillità
nell’uso, qualche spreco, qualche generosità nell’impiego del “materiale”, che ci si va assicurando
abbondante.
venerdì 23 marzo 2018
GLI AGNELLI NON RISORGONO A PASQUA
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