Non c'è parola, in nessun linguaggio umano, capace di
consolare le cavie che non sanno il perchè della loro morte, Elsa Morante.
Gent. Senatore Marino,
in merito al suo intervento “Diciamo
grazie a un babbuino” a cui l’Espresso ha ritenuto di dare tanto spazio, evito
di entrare nel merito delle sue
affermazioni scientifiche, per le quali
non ho titoli, ma su cui ho comunque informazioni diverse sulla base delle
tesi, opposte alle sue, di medici e biologi antivisezionisti e autorevoli riviste scientifiche che, con
argomentazioni incalzanti, definiscono
Mi permetto invece alcune
osservazioni di tipo etico, che non solo non prescindono dal rispetto che è
dovuto alla sua persona per la forza di altre battaglie, ma a questo si
appellano. Proprio sulla base di posizioni forti da lei assunte in altri campi,
risulta in primo luogo incomprensibile il suo passivo riferimento alle regole internazionali
(“Rigorose regole internazionali vietano….”): in altre situazioni lei sostiene che, quando le regole sono
sbagliate, vanno combattute, non accettate come dogmi. Il principio di autorità
non può essere invocato o attaccato a seconda dell’utilità che ne deriva alle
proprie tesi.
Sorprendenti sono poi le sue argomentazioni del tipo abbiamo percorso
una strada sbagliata (alias: abbiamo ucciso un numero che preferiamo non
precisare di animali) ma non rinnego nulla: non rinnega nulla??? Non crede che la
leggerezza di cui si circonda esentandosi da sensi di colpa, l’ assenza di una
adeguata riflessione critica sugli errori commessi, la serena indifferenza al
dolore sordo e senza remissione degli animali
sia un ulteriore insulto al male che loro hanno dovuto subire?
E davvero è consono alla sua
natura, quella della comunicazione diretta e franca che in altre occasioni ha
mostrato, parlare di “sacrificio” animale?
Non crede sia solo auto difensivo attribuire un alone di sacralità all’uso di
animali sottoposti ai peggiori tormenti immaginabili da parte di persone incuranti
della loro sofferenza, della loro impotenza, dei loro disperati tentativi di
sottrarsi a ciò che nessuno potrebbe sopportare? Che cosa c’è di sacro in tutto
questo? Sacrificio è parola davvero
inidonea: e visto che chiamare le cose con il loro nome è doveroso se non si
vuole mistificare la realtà, vale credo la pena di ricorrere a termini più corretti: suggerirei tortura.
E che dire di quell’”eppure”, in
grado di ribaltare una tesi “Il rispetto per ogni essere vivente è un dovere,
EPPURE i test su animali….”: quindi basta una presunta necessità per scardinare
un principio etico fondamentale: è questo quello che pensa?
Ancora: a proposito delle sue
argomentazioni sulla perdita del lavoro che sarebbe indotta dallo
smantellamento dei laboratori: per analogia si sentirebbe di osteggiare la
sospensione della produzione di armi (industria italiana dal grande indotto)
dal momento che potrebbe avere analoghe
conseguenze?
Quando passa al contrattacco
accusando di mancanza di coerenza chi si oppone alla vivisezione senza
abbracciare un’alimentazione vegana, ha di certo ragione: di questo ognuno deve
rispondere a se stesso e prima ancora agli
animali che non si astiene dal mangiare: la strada è aperta e le speranze
crescono per il diffondersi di una sensibilità nuova. Ciò non toglie che
un’argomentazione che ha in sé la sua giustificazione non perde rilevanza a
causa della possibile incoerenza di chi la sostiene.
Un pietoso velo di silenzio vale
la pena di stendere, poi, su quella percentuale dell’86% di italiani che lei
riconosce contrari alla vivisezione: non
è quello della maggioranza il principio cardine della democrazia che i politici
dovrebbero rispettare?!?
In sintesi, senatore Marino,
qualunque etica che si fermi ai confini dell’umano è a mio avviso incompleta,
povera, insufficiente a definirci come rispettosi degli altri. Non diciamo perciò grazie al babbuino che lei
ha ucciso: prostriamoci se mai, per quello che può servire, a chiedergli scusa.
Annamaria Manzoni