mercoledì 15 luglio 2015

COCCODRILLI, non CROCOBURGER




      “Cinturini” li chiamano i lavoratori e i dirigenti che si occupano dell’uccisione dei coccodrilli: “cinturini” perché in loro è questo che vedono, il prodotto della loro trasformazione in oggetti di consumo, tanto pregiati quanto inutili. Niente di nuovo sotto il sole: agli animali, quale che sia la specie di appartenenza, viene negata la natura di esseri viventi, senzienti, sofferenti, belli e speciali come ogni animale è. Il processo di reificazione comincia subito, molto prima che siano uccisi perché è proprio questo il modo per procedere con noncuranza alla loro eliminazione: non bisogna vedere  quello che sono, ma quello che, grazie a noi, diventeranno. Il linguaggio non è certo neutro né casuale, che anzi  dà forma al pensiero: loro sono borse, cinture, scarpe, valigie per umani ingordi di lusso e mai sazi: ma parlare di “cinturini” fa di più, perché è termine funzionale al  processo di offesa e denigrazione; grandi e forti quali sono, minacciosi persino, originali nell’aspetto così peculiare, non solo vengono ridotti e mistificati in oggetto, ma l’oggetto deve essere piccolo, irrisorio, antitesi alla loro imponenza.