venerdì 23 marzo 2018

GLI AGNELLI NON RISORGONO A PASQUA



  
Ci risiamo: è pasqua un’altra volta per le persone di buona volontà, che  non possono ignorare che non solo di resurrezione saremo qui a parlare, perché altre morti incombono che saranno però definitive, senza riscatto né nuove vite davanti. Gli agnelli sono nati da poco e fra pochi giorni saranno teneri al punto giusto. Ancora un po’ di latte dalla mamma, quella che ululerebbe, come direbbe Saramago, se solo sapesse dove vengono portati i suoi piccoli, partoriti magari nella fantasia di vederli correre nei prati verdi dei loro desideri. E invece  è sui camion che vengono caricati,  ammassati l’uno addosso all’altro  a  belare a un cielo che tanto non si scompone perché se ne frega del dolore di quaggiù, e poi dentro all’inferno: gemiti e  bestemmie, lamenti e imprecazioni, braccia forti e lame affilate, e poi sangue, sangue ovunque. Senza perdere tempo,  perché ce ne sono proprio tanti da legare e poi ammazzare, e per quanto si sia esperti a farlo  a catena di montaggio, un po’ di tempo per sgozzare occorre e sono tanti i cuccioli necessari a soddisfare tutti quelli che l’agnello pasquale, inteso come arrosto, lo considerano irrinunciabile, per quanto a giustificazione non ci siano  certo fame nè digiuni da compensare: è solo che chi ama Dio a quel sacrificio di un innocente sembra non voler proprio rinunciare, non sia mai che, senza l’agnello a riproporlo,  qualcuno si scordi del dolore che Gesù ha sofferto, vittima innocente e senza scampo, inerme e dolorante. Ma anche chi con la metafisica e l’al di là non ha grande dimestichezza e, diciamolo, neppure il benchè minimo interesse, non ci sta  a sentirsi escluso: se anche non richiama  l’agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo, quello che vuole nel piatto è pur sempre una gustosa incarnazione.