Il senatore Ignazio Marino pubblica sull'Espresso del 17
maggio 2012 il seguente articolo a favore della vivisezione:
Questa la risposta
Non c'è parola, in nessun linguaggio umano, capace di
consolare le cavie che non sanno il perchè della loro morte, Elsa Morante.
Gent. Senatore Marino,
in merito al suo intervento
“Diciamo grazie a un babbuino” a cui l’Espresso ha ritenuto di dare tanto
spazio, evito di entrare nel merito
delle sue affermazioni scientifiche, per
le quali non ho titoli, ma su cui ho comunque informazioni diverse sulla base
delle tesi, opposte alle sue, di medici e biologi antivisezionisti e autorevoli riviste scientifiche che, con
argomentazioni incalzanti, definiscono “falsa scienza” la vivisezione.
Mi permetto invece alcune
osservazioni di tipo etico, che non solo non prescindono dal rispetto che è
dovuto alla sua persona per la forza di altre battaglie, ma a questo si
appellano. Proprio sulla base di posizioni forti da lei assunte in altri campi,
risulta in primo luogo incomprensibile il suo passivo riferimento alle regole internazionali
(“Rigorose regole internazionali vietano….”): in altre situazioni lei sostiene che, quando le regole sono
sbagliate, vanno combattute, non accettate come dogmi. Il principio di autorità
non può essere invocato o attaccato a seconda dell’utilità che ne deriva alle
proprie tesi.
Sorprendenti sono poi le sue argomentazioni del tipo abbiamo percorso
una strada sbagliata (alias: abbiamo ucciso un numero che preferiamo non
precisare di animali) ma non rinnego nulla: non rinnega nulla??? Non crede che
la leggerezza di cui si circonda esentandosi da sensi di colpa, l’ assenza di
una adeguata riflessione critica sugli errori commessi, la serena indifferenza
al dolore sordo e senza remissione degli animali sia un ulteriore insulto al male che loro
hanno dovuto subire?
E davvero è consono alla sua
natura, quella della comunicazione diretta e franca che in altre occasioni ha
mostrato, parlare di “sacrificio”
animale? Non crede sia solo auto difensivo attribuire un alone di sacralità
all’uso di animali sottoposti ai peggiori tormenti immaginabili da parte di
persone incuranti della loro sofferenza, della loro impotenza, dei loro
disperati tentativi di sottrarsi a ciò che nessuno potrebbe sopportare? Che
cosa c’è di sacro in tutto questo? Sacrificio è
parola davvero inidonea: e visto che chiamare le cose con il loro nome è
doveroso se non si vuole mistificare la realtà, vale credo la pena di ricorrere
a termini più corretti: suggerirei
tortura.
E che dire di quell’”eppure”, in
grado di ribaltare una tesi “Il rispetto per ogni essere vivente è un dovere,
EPPURE i test su animali….”: quindi basta una presunta necessità per scardinare
un principio etico fondamentale: è questo quello che pensa?
Ancora: a proposito delle sue
argomentazioni sulla perdita del lavoro che sarebbe indotta dallo
smantellamento dei laboratori: per analogia si sentirebbe di osteggiare la
sospensione della produzione di armi (industria italiana dal grande indotto)
dal momento che potrebbe avere analoghe
conseguenze?
Quando passa al contrattacco
accusando di mancanza di coerenza chi si oppone alla vivisezione senza
abbracciare un’alimentazione vegana, ha di certo ragione: di questo ognuno deve
rispondere a se stesso e prima ancora
agli animali che non si astiene dal mangiare: la strada è aperta e le speranze
crescono per il diffondersi di una sensibilità nuova. Ciò non toglie che
un’argomentazione che ha in sé la sua giustificazione non perde rilevanza a causa
della possibile incoerenza di chi la sostiene.
In sintesi, senatore Marino,
qualunque etica che si fermi ai confini dell’umano è a mio avviso incompleta,
povera, insufficiente a definirci come rispettosi degli altri. Non diciamo perciò grazie al babbuino che lei
ha ucciso: prostriamoci se mai, per quello che può servire, a chiedergli scusa.
Ricordo questo famigerato articolo. La tua risposta è doverosa. Chissà quante altre ne avrà ricevute l'esimio neosindaco di Roma. Quello che hai rilevato tu, cioè la questione EPPURE è proprio il nocciolo della faccenda: Quando non è EPPURE è MA, oppure PERO' o forse TUTTAVIA. Comunque la loro verità è sempre dopo queste congiunzioni irritanti: come dire, prima fanno il bel discorsetto pulito che non fa una grinza per mettersi al sicuro, poi aggiungono la parte spiacevole. Spiacevole MA doverosa da accettare. Non si sa più che parole andare a cercare per contrastare i signori della vivisezione ma in qualche modo bisogna trovarle. La conclusione della tua risposta è la migliore possibile: chiedere scusa alle vittime. Almeno quello dovrebbero imparare a farlo.
RispondiEliminaImmagino che di lettere ne abbia ricevute tante: di risposta, alla mia, nemmeno l'ombra. Per altro ho sentito su facebook una sua recente conferenza, presentato dal famosissimo vivisettore Garattini: il senatore, ora sindaco di Roma, Ignazio Marino lo ringraziava dell'invito e esprimeva tutta l'mozione che provava ogni volta che entrava in contatto con lui......
EliminaOgnuno si emoziona a seconda di quello che è il suo bagaglio di convinzioni e di esperienze: traiamone le debite conclusioni.
Quanto a tutto ciò che un minimo di capacità dialettica consente di comunicare, il gioco è scoperto: c'è chi ancora non se ne rende conto ed è convinto del proprio potere di manipolazione. Ma tant'è: è un fatto che a sindoca di Roma lo hanno eletto dopo tutte queste esternazioni. Che dire? A volte si può solo tacere.