giovedì 19 giugno 2014

L’ASSASSINO ANIMALISTA




La soluzione, se di soluzione si tratta, dell’omicidio della giovanissima  Yara è stata occasione per svariati discutibili comportamenti.
 A partire dalle esternazioni in tempo reale del ministro Alfano, alla faccia della necessità di riservatezza invocata dalla procura (la  gente, dice lui, ha il diritto di sapere, qui, tutto e subito: ma perché?????) passando alle varie testate che hanno sguinzagliato giornalisti alla eccitatissima ricerca di qualsivoglia particolare, per ininfluente che fosse, pur di essere i primi a scovarlo.  Ma è la cronaca, bellezza, che  fagogita tutto, tutto quello che riguarda gli altri ovviamente.

In mezzo a tutto questo l’immagine del presunto assassino, fotografato insieme ai suoi cani e gatto, ha immediatamente preannunciato ciò che puntualmente è avvenuto nel giro di poche ore, vale a dire  dichiarazioni , commenti, analisi  psicologiche e sociologiche spicciole,  tese ad affermare che è questo il genere di persone che sostiene le ormai insopportabili istanze “animaliste”: si sono svelati, finalmente! Eccoli qui  chi sono  quelli che amano gli animali!  Occasione ghiotta e imperdibile per gettare un po’ di fango.

Qualche osservazione si impone. A partire dal fatto che del presunto assassino al momento attuale sappiamo che è figlio illegittimo, sposato e padre di tre figli, di professione muratore, cattolico praticante; e che “possiede” cani e gatto. Se il rigore logico induce a creare il link tra una qualsiasi delle informazioni e l’omicidio collegandoli con un rapporto di causa-effetto, con lo stesso rigore logico sarebbero sostenibili affermazioni del tipo: eccoli lì i padri di famiglia, ecco cosa fanno agli altri bambini quelli che hanno i figli. O quelli cha fanno i muratori. O quelli che sono cattolici praticanti. O quelli che sono figli illegittimi. Ma queste connessioni, nella loro inaccettabilità, non vengono ovviamente alla mente di nessuno. Quella sugli animali sì.

Di fatto, e sempre che le attuali notizie vengano confermate,  quali siano i mostri presenti nella mente di quest’uomo sarà possibile saperlo solo una volta conosciuta tutta la sua vita, messi a fuoco i suoi pensieri, illuminati i suoi abissi  interiori . Ma che nella sua vita ci sia e ci sia stato posto per i suoi animali è un elemento che davvero ben poco aggiunge al quadro in fieri, per lo meno non più di quello che aggiunge  la presenza dei suoi tre figli.  Non avrebbero dovuto essere loro prima di tutto ad elicitare in lui inclinazione paterna, intesa quale affetto, ma anche senso di responsabilità, dovere di cura, capacità di identificazione, empatia? Non avrebbe dovuto essere  la presenza dei suoi  bambini a renderlo un uomo per certi versi migliore perchè più ricco emotivamente,  capace di immedesimazione, di mobilitare se mai energie positive in favore di altri bambini in cui riconoscere la stessa ingenuità e vulnerabilità ad ogni pericolo , che avrà pure imparato a riconoscere nei suoi?

Ancora: non avrebbe dovuto essere l’interiorizzazione del messaggio cattolico, con tutti i  correlati riferiti alla necessità di amore fraterno tra tutte le creature, a costituire barriera insormontabile all’emergere di impulsi tanto distruttivi?

Niente di tutto questo  ha avuto luogo e una ragazzina che camminava presa dai suoi pensieri, che avrebbe dovuto se mai sollecitargli una simpatia protettiva, ha mobilitato in lui un atteggiamento predatorio e di rara crudeltà.  

Chi ne avrà il compito, avrà modo di ripercorrere la strada che ha portato questo uomo (se di lui si tratta) a quel sonno della ragione che genera mostri; cercherà di ricostruire quella sua realtà in cui la relazione con gli altri è evidentemente radicalmente distorta. Ed è facile immaginare che molti elementi andranno a definire anche il quadro del rapporto con i suoi figli: già qualche elemento pare emergere, relativo al divieto che loro dava di condurre una normale vita sociale; il resto sarò tutto da vedere.


Ciò che pare incontestabile è, comunque,  che l’essere padre di tre bambini non lo ha reso un uomo capace di rispetto per un’altra bambina simile a loro; essere cattolico praticante non lo ha indotto ad introiettare messaggi di pacifica e amorevole convivenza; amare due cani e un gatto  avrebbe dovuto riuscire a farlo? Siamo di fronte ad un’immane tragedia in cui sono saltate le norme di riferimento, morali e comportamentali, alla base delle stesse relazioni umane su cui è fondata la società; tragedia  che potrà essere capita solo attraverso standard esplicativi ben diversi da quelli utili in un quotidiano più familiare.

Usarla per  una speculazione contro gli “animalisti” è quanto di più inopportuno si possa ideare, possibile tra l’altro solo in virtù  dell’ignoranza delle  istanze portate avanti da tutti coloro che degli animali non umani si occupano e si preoccupano costantemente nella convinzione profonda che il rispetto per loro come per tutti gli esseri viventi sia elemento imprescindibile di una società che davvero voglia liberarsi di tutte le istanze violente che la popolano. Società che, ahimè, è mille miglia lontana da quella in cui viviamo, come le cronache di questi giorni ci buttano in faccia con rara durezza.