giovedì 16 aprile 2020

Vita e morte negli zoo: “solo quando muore, per un animale si apre la gabbia”[1]


   
 


La notizia arriva dalla Germania ed è Verena Kaspari, direttrice dello zoo di Neumunster, a darla: dati i mancati introiti causati dalla chiusura degli zoo per la pandemia in corso, dal momento che gli animali, coronavirus o no,  devono pur mangiare, si prospetta come soluzione che un certo numero di essi vengano dati in pasto ad altri, prescelti per la salvezza, che così  non moriranno di fame. La direttrice non manca di definire spiacevole la soluzione, ma, al di là dell’esternazione  di sofferti stati d’animo,  né da lei né da nessun altra autorità proviene riflessione alcuna sullo stato delle cose e la sua origine.  
Poco da stupirsi: i disastri che accompagnano il  Covid-19, per quanta apprensione suscitino per le  vittime umane (di quelle nonumane in genere si parla poco, ma per lo più niente),  non suggeriscono domande necessarie:  nello specifico  quel “Che ci faccio qui?” che ogni singolo animale dello zoo avrebbe il diritto di porre, dal luogo dove di certo non dovrebbe essere.