martedì 19 giugno 2018

MONDIALI 2018: CALCI AI PALLONI E PALLOTTOLE AI CANI



   
Finalmente i mondiali di calcio hanno preso avvio: la soddisfazione non é  dovuta a incontenibile impazienza da calcio di inizio, ma alla speranza che questo inizio possa segnare la fine dell’ennesima strage di migliaia di cani randagi, messa in atto per ripulire le strade russe, da offrire in tutto il loro lindore agli acclamati eroi del pallone e dei loro fans, tifosi magari virili come si conviene allo sport che li calamita, ma pur sempre amanti dell’ordine e della pulizia. Insomma un sospiro di sollievo a strage conclusa, tipo quello  che, quando arriva Pasqua, sottolinea che non si uccidono più agnelli, perché sono morti tutti,  o, alla fine del periodo natalizio, ci consola perchè a quel punto la gente, abbuffata e satolla, magari per un po’ si asterrà dal mangiare altri animali.
L’attuale massacro russo è la riproposizione di un copione più volte visto anche in anni recentissimi: a Kiev, Ukraina, nel 2012, in occasione degli europei di calcio; a Sochi, Russia, nel 2014 dove si svolgevano  le Olimpiadi invernali; in Marocco, pochi mesi fa, in attesa dell’arrivo di una  delegazione FIFA che valutasse la candidatura del paese ad ospitare i  Mondiali 2026. Quello che si ripete con regolare precisione  è che, in occasione di eventi calcistici di particolare risonanza, in alcuni paesi migliaia di cani, che normalmente vivono nelle strade in vario modo integrati nel tessuto urbano, o in alcuni casi senza che nessuno si preoccupi di  idonei interventi di sterilizzazione, divengono improvvisamente elementi di disturbo, dissonanti rispetto ad una presunta immagine di civiltà, presenze moleste e  sgradevoli da eliminare. Sui modi per farlo c’è grande tolleranza e scarsa  pubblicità: ci sono i bocconi avvelenati e le armi da fuoco, ma nel passato è giunta notizia persino di cerbottane e picconate, inferte con perizia da squadroni della morte, composti da volenterosi esecutori di ordini evidentemente non così sgraditi, resi per altro più appetibili da un riconoscimento in denaro per ogni “carcassa” presentata. Le autorità sembrano poco preoccupate da una possibile propaganda negativa, forti del fatto che ogni volta anche la peggior grana è sfumata in denunce  via via sempre più flebili delle organizzazioni animaliste internazionali, in questa ultima occasione poco più che silenti, e in  rimozione totale della carneficina al primo fischio di inizio che fa della vasca dello stadio fonte di obnubilamento di ogni malessere dell’animo, tanto efficace e popolare  da fare impallidire al confronto una fumeria dell’oppio della Cina ottocentesca.