mercoledì 21 giugno 2017

BENESSERE ANIMALE CHE NUOCE AGLI ANIMALI




     “The times they are a-changin’”: finiva il 1963 quando Bob Dylan la cantò per la prima volta dando voce all’urgenza e alla fascinazione di un cambiamento che sembrava destinato a  travolgere il mondo; ideali di rinnovamento, giustizia, pace, sollecitati dalla forza esplosiva di un’intera generazione di giovani, pronti a rivoltare il mondo, che così come era fatto non si poteva proprio sopportare. Da allora è risuonata in mille contesti dove la rivolta contro l’ingiustizia faceva sventolare la bandiera di ogni speranza; nella rimozione autoprotettiva che quei versi erano risuonati per la prima volta giusto quando John Kennedy veniva assassinato: dettaglio non trascurabile mentre il sogno veniva spacciato per previsione.
Potenza delle parole e potenza dei sogni. Così anche oggi la tentazione di ripeterle è grande davanti al dilagante movimento contro la sopraffazione  dei nonumani, che si manifesta nelle forme indecenti, irracontabili, variegate, ciniche, sadiche che sa assumere. L’ingiustizia sembra tale da dovere per forza implodere e nel giro di pochi decenni, ma essenzialmente negli ultimi anni, davvero tantissime cose sembrano essere cambiate: si denunciano le atrocità compiute nei macelli, nei laboratori di vivisezione, nel dietro-le-quinte dell’addestramento degli animali esotici nei circhi, si guardano con disprezzo attività quali caccia e pesca, sagre e zoo, per legittimate che siano. Persino nel campo dell’alimentazione, quella connessa alla pochezza della nostra (in)capacità di agire sugli irrinunciabili piaceri della gola, tante cose si muovono: un termine quale vegano, incomprensibile ai più fino all’altro ieri, è ora sdoganato in tanti bar e ristoranti; vengono pubblicati persino libri il cui titolo, “No vegan”,  sta a metà strada tra la supplica di chi non ne può più (“Basta, vi prego”) e l’appello di chi, seriamente  preoccupato,  passa al contrattacco (“Tutte storie”); maltrattamenti di animali d’affezione raramente hanno luogo in  pubblico e, quando succede, le conseguenze mediatiche sui responsabili sono dilaganti. Pur nella consapevolezza trattarsi di gocce nel mare, la tentazione di farsi invadere da una vaga soddisfazione, che attutisca il tormento sperimentato da tutti coloro che sentono nelle loro corde l’inferno quotidiano dei nonumani, è davvero grande.