domenica 22 novembre 2020

IL MESSAGGIO IN NERO DI TELEFONO AZZURRO

 


 

 

 

 

 

 

Il 20 novembre, in concomitanza con il 31esimo anniversario della Convenzione ONU, è stata celebrata la  Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Telefono Azzurro, associazione in difesa dei bambini, che non necessita di presentazione, con l’occasione ha dato il via alla campagna  #primaibambini Quest’anno il momento è particolarmente drammatico, vista l’emergenza Covid-19, e i bambini, quali soggetti deboli, devono essere particolarmente tutelati, come è nelle corde dell’associazione che di loro si occupa.      Lo spot che ha scelto è presto descritto: la casa brucia, perfetta metafora degli eventi attuali e alla Nostra Casa in Fiamme, come la racconta Greta Thunberg; dall’interno arrivano lamenti e richieste d’aiuto, mentre tutto intorno la gente cerca disordinatamente di mettersi in salvo, qualcuno con un bimbo in braccio: chiaro il riferimento ai diffusi vissuti di panico che la paura di non  farcela contro un pericolo non ben individuabile  porta con sé.

Un uomo robusto (l’autorità forte che non ci abbandona al nostro destino), dopo un attimo di incertezza, si slancia su per le scale, incrociando chi fugge in direzione opposta alla sua e apre con una spallata la porta della stanza in fiamme dove, in fondo, due fratellini, un maschietto e una femminuccia, seduti per terra, l’uno accanto all’altra insieme al loro cane, appaiono terrorizzati. L’uomo si avvicina incurante delle fiamme che potrebbero avvolgerlo, li guarda per un attimo e, al di là di qualunque sensata aspettativa, afferra il cane e se ne va portando in salvo lui e lasciando i bambini al loro destino.

Insomma, dalla tragedia alla farsa: perché a questo punto non si può che restare basiti davanti al finale a sorpresa e riderci sopra come ad uno scherzo inaspettato.

Se si guarda ai tanti video in circolazione negli altri paesi per celebrare questa giornata, le immagini sono ben diverse: ci sono didascalie che riportano numeri sconvolgenti riferiti a infanzie rubate, maltrattate, violentate, a  vittime  di guerre, fame, esodi biblici. E ci sono i visi sorridenti di tanti bambini che guardano diritto negli occhi e, a fronte di tutto, continuano a chiedere il loro diritto al rispetto, all’educazione, alla salute, alla vita insomma, con un atteggiamento nonostante tutto fiducioso nella possibilità di farcela.

La scelta pubblicitaria di Telefono Azzurro, si sgolano a spiegare i responsabili, è frutto di una valutazione attenta ed oculata che ha visto incrociarsi e sommarsi la professionalità di Havas Milan, società leader nelle comunicazioni,  e il punto di vista  dell’associazione stessa. Non si tratta quindi di uno scivolone né cognitivo nè stilistico, ma è piuttosto l’espressione di convinzioni profonde, che ha partorito il finale a sorpresa , per altro  assolutamente irrealistico, dal momento che mai si è avuta esperienza di  qualcosa del genere:  se nelle intenzioni avrebbe dovuto smuovere le coscienze, nei fatti  risulta invece  grottesco,  degno tutt’al più  del colpo di scena di  un cartone animato.

Ciò che è ancor più grave è la scelta di un mood polemico, la presenza di una sorta di acredine e rabbia sorda,  dentro le quali lo spot diventa l’occasione per mettere in scena quella che  è evidentemente una visione radicata della questione animale, vista come appannaggio di qualche individuo di poco cervello e ancor meno cuore, che privilegia gli animali ai bambini: questione che evidentemente i vertici di Telefono Azzurro considerano antagonista alla tutela dell’infanzia.

Non si tratta solo e soltanto di un attacco ai diritti degli animali: si tratta di una pericolosissima ridicolizzazione di tutti i movimenti che di diritti animali si occupano. Si tratta di avere dato voce a quelle che sono evidentemente convinzioni profonde: è grave dover prendere atto che manchino argomenti nobili per parlare di diritti dell’infanzia tanto da arrivare  a sostenerli solo attraverso  una sorta di lotta fasulla tra poveri. E’ grave pensare che l’unica idea che al Telefono Azzurro si sono fatta di chi si occupa di nonumani sia quella di persone asociali, disturbate, il cui interesse per i nonumani è speculare al disinteresse per gli umani, in una rappresentazione addirittura imbarazzante dell’animalista di turno.

Né l’agenzia pubblicitaria né Telefono Azzurro sembrano avere la più pallida idea del significato più ampio e inclusivo del termine antispecismo; ma nemmeno del significato più ampio di  parole quali  rispetto, empatia,  responsabilità, che non sono atteggiamenti da accendere o spegnere a seconda dell’interlocutore, ma sono modi di essere e di sentire che, quando esistono, si esprimono in ogni relazione.

Dopo averci così tanto riflettuto, devono avere pensato che sarebbe stato davvero un bel colpo nella giornata dell’infanzia tirare una bordata contro una causa che non solo non è nelle loro corde, ma che evidentemente mal sopportano, nella evidente incapacità di prendere atto della connessione che la rende parte inscindibile della stessa questione umana. Non sanno, a quanto pare,  che c’è una parte di mondo che  sta lottando per principi di rispetto e di empatia che siano inclusivi e  credono invece di trovarsi di fronte ad una gara, dove bisogna sgomitare per il primo posto.

Non si sono neppure  accorti della loro stessa incongruenza nel dare vita alla situazione in cui i due bambini si proteggono e si danno reciprocamente forza insieme al loro cagnolino: quelli che loro dicono di difendere sono i primi che nel momento del bisogno non dimenticano i loro affetti e se ne sentono responsabili; ma poi arrivano gli adulti e mandano un messaggio mefitico : bisogna scatenare la lotta: voi dovete essere i primi, attenti a quegli altri che sono anche loro in attesa di  solidarietà, perché poi vi fregano. Che la gara cominci allora, senza esclusione di colpi.

Si insinua poi  un inevitabile pensiero alla reiterata strumentalizzazione dei bambini quando si tratta di colpire i nonumani: la campagna di Telefono Azzurro che vede l’interesse degli animali confliggere con quello dei bambini ricorda drammaticamente la pubblicità dei vivisettori che, per cercare sostegno al loro operato, usano contrapporre la salvezza delle cavie a  quella dei propri figli: tu chi preferisci salvare? Il dilemma si ripropone: il dito viene severamente puntato contro chiunque, rispettando gli animali, automaticamente condannerebbe a morte i bambini.

Dal punto di vista pubblicitario penso si sia di fronte ad un flop spaventoso: l’assurdità della trovata è tale da catalizzare tutta l’attenzione, a tutto svantaggio del  tema della tutela dell’infanzia, che, per la sua drammaticità, davvero avrebbe meritato ben altro.

Dal punto di vista etico  è anche peggio: sostituire la necessità di un atteggiamento solidaristico, collaborante, rispettoso con la creazione di un nemico da battere è quanto di meno pedagogico ed educativo si possa ideare. Se queste sono le basi su cui si fonda l’ideologia di chi dice di lavorare per la costruzione di un mondo nuovo , di pace, rispetto e collaborazione, la strada è davvero in salita.

Resta forte la fiducia nei bambini, i quali, al di là di messaggi tossici che il mondo adulto propone loro, non vedono negli altri animali nemici o pericolosi concorrenti, ma amici, con cui condividere le loro vite, in una intesa con gli altri che i loro difensori pare non si sognino nemmeno.   

                                                                                         (Trascrizione dell'intervista rilasciata a  radio veg.it)

 

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