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Quanto accaduto negli ultimi giorni di giugno in un istituto tecnico agrario di Fabriano, nell’ambito alternanza scuola lavoro, costringe a ripensare l’idea di violenza, il concetto di stato e l’ipocrisia di tante scelte educative

Ultimi giorni di giugno: a Fabriano, nell’ambito alternanza scuola lavoro, alcuni studenti dell’istituto tecnico agrario sono all’interno di un’azienda agraria, di proprietà della scuola stessa, dove si trovano animali cosiddetti da allevamento, nello specifico pecore. Alcuni dei ragazzi cominciano a divertirsi maltrattandole: uno in particolare calcia loro addosso un pallone, facendole fuggire spaventate: un agnellino però, troppo piccolo o troppo debole, non ce la fa a seguire il gruppo e resta indietro. Uno dei ragazzi non si lascia sfuggire l’occasione: lo afferra, lo lancia fuori dal recinto, lo riacciuffa, lo scaraventa di nuovo dentro, quasi fosse diventato lui il pallone: la bestiola riporta la paralisi di tutti e quattro gli arti e muore dopo tremenda agonia. Gli altri studenti, nella maggior parte minorenni, se ne guardano bene dall’intervenire e risulta che abbiano assistito divertiti allo scempio.
Alla notizia viene dato risalto sui media e la dirigente scolastica fa sapere che verranno presi adeguati provvedimenti disciplinari contestualmente alla denuncia alla polizia per maltrattamento e uccisione di animale.
Ovviamente lo sconcerto e la condanna sono generali: ci si chiede essenzialmente a cosa serva una scuola che non riesce a contrastare condotte così crudeli tanto che qualcuno arriva provocatoriamente ad auspicarne la chiusura, vista l’inettitudine educativa che l’episodio denuncia.