mercoledì 19 aprile 2023

QUELLA COLT SEMPRE CARICA


https://comune-info.net/quella-colt-sempre-carica/ 


 Annamaria Manzoni

16 Aprile 2023

Cosa ci fanno gli orsi nei boschi trentini? Ci sono sempre stati? In realtà la loro presenza è ricominciata nel 1999, quando il primo di loro fu importato dalla Slovenia: da allora, con soldi Ue, decine di orsi sono stati anestetizzati, catturati, deportati per rendere più affascinanti montagne già incantevoli. Quel progetto non è stato accompagnato da investimenti in cultura e informazione sul territorio. Cosa è accaduto in questi anni? Tante cose: Maurizio Fugatti, ad esempio, nel 2011 ammise di non riuscire proprio a capire la ragione dell’intervento dei NAS, arrivati a rovinare il banchetto a base di carne d’orso (sloveno) organizzato per una festa dei leghisti; oggi, come presidente della Regione Trentino Alto-Adige, ha già decretato la condanna capitale all’orsa che ha provocato la morte di Andrea Papi, preannunciando anche l’eliminazione di altri 50, ma forse 60, ma, secondo l’ultima conferenza, meglio 70 “esemplari”, proprio come nei film western, quando il forestiero non gradito infastidiva e dalla fondina si estraeva la colt, sempre carica. È accaduto anche che migliaia di cacciatori abbiano provocato in ogni stagione decine di vittime umane. Infine, è accaduto che si è smesso di attribuire agli orsi nomi di battesimo, meglio designarli con sigle, in fondo sono soltanto oggetti

La drammatica morte di Andrea Papi in Trentino, ad opera di un orso, desta lo sgomento e il grande cordoglio che la perdita di una giovane vita porta con sé: il dolore, lungi dall’ostacolare, esige la giustizia che può solo derivare dall’analisi delle situazioni che l’hanno determinata. È quindi necessario impedire che questa morte divenga il lasciapassare per le decisioni della Regione Trentino Alto Adige, presidente Maurizio Fugatti, che, con la rapidità dell’azione che precede il pensiero, hanno decretato la condanna capitale all’orso assassino (in realtà la diciassettenne orsa JJ4) e a due suoi conspecifici “problematici”, preannunciando altresì l’eliminazione di altri 50, ma forse anche 60, ma, secondo l’ultima conferenza, meglio 70 “esemplari”. La condanna (che sta mobilitando le forti proteste delle associazioni animaliste ed è al momento sospesa dal TAR, su esposto della LAV) è stata comminata con una rapidità che può derivare solo dalla convinzione che la scia di paura e di emotività sollevata dall’episodio possa travolgere e cancellare quel genere di interventi critici, vale a dire ragionati, che già nel passato avevano ostacolato analoghe decisioni.

Per altro sono gli stessi genitori di Andrea, pur nel mezzo della dolorosissima tempesta emotiva che li sta travolgendo, a esigere verità e ad opporsi allo scaricabarile sull’animale, chiedendo a gran voce giustizia, vale a dire assunzione di responsabilità da parte di chi responsabile è.

La logica di fondo di quanto sta succedendo è quella ben praticata secondo cui ogni e qualsivoglia animale deve essere considerato al servizio dei desiderata di noi umani, autorizzati a disfarcene nel momento stesso in cui non risultano più rispondenti alle nostre aspettative. Quando questo succede, la soluzione è quella che dilagava nei vecchi film western: quando il forestiero non gradito infastidiva, dalla fondina si estraeva la colt, sempre carica perché in questo mondo malvagio è bene non distrarsi mai, e si sparava, eliminando il problema insieme al suo portatore: il diritto era ed è quello del più forte, universalmente riconosciuto in territori dove le idee sono forse poche, ma ci si è profondamente affezionati.

Per capire cosa ci facciano gli orsi nei boschi trentini, va ricordato che la loro presenza data dal 1999, quando il primo di loro ci fu importato dalla Slovenia, in omaggio al progetto LIFE URSUS. Masun (questo il suo nome) fu seguito da tanti altri, come lui anestetizzati, catturati, trasportati a vivacizzare e colorire con la propria grande mole il paesaggio montano per altro già universalmente considerato incantevole: progetto antropocentrico che ha visto splendidi animali usati come oggetti di “ripopolamento”, da spostare in cambio di generosi contributi economici dell’unione europea, nella evidente convinzione che avrebbero abdicato ai loro istinti riproduttivi, quelli che hanno oggi portato il loro numero a un centinaio, e alle loro caratteristiche di specie, comportandosi come ospiti garbati, attenti a non infastidire quegli umani che tanto gioiosamente avevano decretato la loro immigrazione obbligatoria.

Nel corso degli anni a seguire, alcuni casi sono saliti alla ribalta della cronaca: ci fu l’orso Bruno, deliberatamente ucciso (era il 2006), perché aveva avuto l’inaccettabile idea di sconfinare in Baviera dove si era reso responsabile dell’uccisione di capi di bestiame, togliendo così il monopolio agli umani, gelosissimi della loro esclusiva. Nel 2014 fu Daniza, che, per avere cercato, come ogni buona madre umana o nonumana, di difendere i suoi cuccioli, fu destinata ad una cattura, eseguita con tanta poca perizia da causarne la morte. Di altri orsi si è poi deciso l’imprigionamento a seguito di minacce ad umani, benché mai davvero provate. Nel frattempo si era già prudentemente smesso di attribuire loro nomi di battesimo, facilmente memorizzabili e capaci di risvegliarne, insieme al ricordo, anche le vicende dei grandi soprusi patiti, preferendo designarli con sigle neutre e burocratiche (M62, MJ5…): il nome designa un individuo, una sigla soltanto un oggetto. Scelta rivelatasi indovinata visto l’evolversi delle situazioni, che sono andate prendendo forma ogni qual volta un orso ha seguito le proprie inclinazioni e i propri istinti, anziché adattarsi diligentemente alla tipologia di orso Yoghy, gigante buono e inoffensivo interessato al massimo ai cestini da pic nic dei turisti nel fantastico parco di Jellystone: questo era forse nelle previsioni delle autorità trentine. F43 è stata uccisa durante una cattura ancora una volta eseguita malamente; KJ2 abbattuto perché colpevole di avere attaccato e lievemente ferito un settantenne e non fa niente se il cane di quest’ultimo lo aveva probabilmente spaventato; il giovane maschio M57 spostato in un parco zoo in Ungheria….